Diario di un tossicodivertente

Il lettore si trova di fronte a un testo vero e crudo, raccontato da una voce fuoricampo che potremmo definire la coscienza di Carlo, un ragazzo che trascorre un certo periodo della propria vita in diverse comunità per disintossicarsi dal crack. Non si tratta soltanto di una narrazione, ma anche di una visione critica a 360° che punta il dito nei confronti di un sistema tanto consolidato quanto a volte inefficace, alle cui fondamenta ci sono vari interessi. Il discorso, nel testo, comincia proprio raccontando del problema e degli influssi nocivi sugli individui e i loro cari, che sottolineano la difficoltà di uscirne veramente. All'interno della comunità il protagonista fa molti incontri; in queste pagine viene riportata tutta questa esperienza nei dettagli, con le visite al Sert, gli psicofarmaci e la costante paura di ricadere nella droga e non uscirne più. Una dipendenza è un male dell'animo, un vuoto che porta a riempirsi in modo tossico e fatale, una vera trappola. Ma se ne può uscire con coraggio e speranza, la stessa speranza che accompagnerà il lettore fino alla fine, il quale si ritroverà immerso in questo racconto che si snoda, capitolo dopo capitolo, in maniera scorrevole e con un linguaggio semplice e quotidiano che riporta la vita di Carlo in modo narrativo e introspettivo; è sicuramente anche un valido strumento educativo per non cadere in una dipendenza o curarla e fermarla in tempo.